Il femminismo muove non più dall’osservazione del “sociale” ma del “privato” (cioè di quel “vissuto” in cui ogni donna quotidianamente sperimenta la propria sudditanza, attraverso gli eventi spiccioli della più minuta fenomenologia esistenziale come nello scontro con i più gravi e coinvolgenti problemi della maternità, della sessualità, del lavoro domestico obbligato) per un confronto e una verifica fra donne dove i più drammatici conflitti, da sempre gestiti e sofferti in solitudine, come fatti strettamente personali e non condivisibili, si rivelano dato costante di una condizione comune, problema non più privato quindi, ma “sociale”, dunque “politico”

(Carla Ravaioli, da “La donna contro se stessa”, 1969)

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