Lettera inviata ai direttori dei quotidiani locali
Egregio direttore,
vogliamo scrivere a proposito dei problemi della Scuola e della Università, perché riteniamo che siano troppo importanti per la vita dei ragazzi e delle ragazze, degli adolescenti e delle adolescenti.
E’ passato quasi un anno e la scuola italiana è ancora al palo. Il Governo tentenna e non è ancora in grado di garantire la riapertura delle scuole superiori sul territorio nazionale perché preferisce dare la priorità ad altro.
Da quasi un anno gli istituti scolastici superiori sono chiusi perché il benessere dei ragazzi non è considerato una priorità per il Governo, come neppure il diritto all’istruzione. La poca rilevanza assunta dal mondo della scuola per le pubbliche istituzioni si manifesta anche con tempismo nell’annunciare le proroghe della chiusura: sempre poche ore prima della agognata riapertura, rendendo così inutile il lavoro svolto in ciascun istituto, vane le attese di insegnanti, personale ATA, studenti-esse e famiglie. Tutto ciò provoca costantemente dubbi e lascia incertezze nel popolo italiano e soprattutto nei ragazzi che non sanno più cosa aspettarsi per il loro futuro e la loro carriera scolastica. Fino ad ora, vi è un’unica certezza: le scuole sono chiuse e resteranno tali fino a che non sarà possibile a tutto il corpo docenti, agli studenti e al personale ATA fare ritorno insieme.
Noi condividiamo e solidarizziamo con il movimento costituito da insegnanti, studenti, genitori e personale scolastico, che in questi mesi si è sempre più esteso per chiedere l’apertura delle scuole e la sospensione della Didattica a Distanza.
Purtroppo mancano totalmente misure strutturali che indichino l’intenzione di voler almeno avviare la soluzione dei gravissimi problemi che affliggono la scuola italiana e negano l’universalità del diritto all’istruzione collocando l’Italia agli ultimi posti in Europa per diplomati e laureati. Non ci sono risorse per la riduzione di alunni per classe, il tempo pieno, l’estensione della scuola dell’obbligo e la generalizzazione della scuola dell’infanzia pubblica; scuole ed università che dovrebbero essere gratuite, invece continuano ad aumentare i costi e le borse di studio languono, con tanti ragazzi e ragazze che purtroppo lasciano la scuola: una problematica che ad oggi coinvolge non solo le università, cui nel bresciano La lista “Studenti per Brescia u.d.u” si è più volte e ancora oggi si attiva per ovviare, ma anche i ragazzi delle superiori che sempre più frequentemente abbandonano gli studi.
Il problema dell’abbandono è in parte dovuto al basso rendimento scolastico, cui bisognerebbe trovare una risposta e adeguati interventi correttivi, in quanto questi risultati non sono sempre frutto di negligenza o poca costanza nello studio ma, spesso e volentieri, derivano dalla tipologia di approccio rivolto loro dal corpo docenti che in primis dovrebbero focalizzarsi nel suscitare interesse e dedizione nei ragazzi riconoscendo loro anche limiti personali. Questo è stato inoltre un difficile periodo, che ha comportato disagi emotivi, dovuti anche ad una eccessiva mole di lavoro assegnata da svolgere a casa in un lasso temporale breve, tenendo presente che gli studenti non hanno solamente una materia cui dedicarsi. Per spronare uno studente ad un maggiore sforzo è fondamentale concedere la possibilità di seguire le lezioni diurne e serali (più per gli universitari) a diretto contatto col docente. La differenza della lezioni in modalità di Didattica a Distanza (DAD), essendo di durata minore rischiano di precludere agli studenti la possibilità di domandare al docente, già concentrato per restare nei limiti imposti per rimanere al pari con il programma, di riprendere un argomento determinato con maggiore attenzione al fine di facilitarne la comprensione. Inoltre andrebbero sicuramente eliminati, una volta per tutte, i sacrifici economici, perché ad oggi alcuni studenti, che pure pagano le stesse tasse e rette scolastiche, non hanno la possibilità di avere un pc a propria disposizione oppure ne hanno uno e devono condividerlo con genitori e/o fratelli e sorelle rinunciando quindi a prendere parte alle lezioni. Purtroppo i sussidi erogati e messi a disposizione delle famiglie non sono sufficienti a coprire le difficoltà e le spese di tutte le famiglie che ne hanno necessità e vi rimane dunque sempre qualcuno che ne resta penalizzato pur essendo l’istruzione un diritto innegabile. I costi da sostenere per poter seguire i corsi sono aumentati: maggior prezzo per l’acquisto di PC e Notebook, i libri stessi sono più costosi e le tasse scolastiche aggravano il divario economico tra famiglie creando quindi studenti di serie A e di serie B. Ci teniamo a sottolineare ciò in quanto la questione ci sta molto a cuore e vorremmo comunque permettere ai ragazzi di scegliere anche in base alle proprie necessità se seguire in dad oppure andando in presenza così da non lasciar inascoltate le esigenze di nessuno. Ma ribadiamo, i problemi per una partecipazione diretta al 100%, vanno superati.
Questa mancanza di chiarezza su quando la scuola dovrebbe iniziare per tutti e tutte, in classe, lasciando perdere la didattica a distanza, è sbagliata. Ci chiediamo: cosa è stato fatto durante tutti questi mesi trascorsi, tenendo conto anche dei problemi evidenziati già nel prima chiusura di febbraio-marzo 2020? Strutture, aule, insegnanti aggiunti, trasporti?
La didattica, prevista in presenza al 50%, con inizi diversificati in tutte le Regioni, con ingressi in orari scaglionati, risultano estremamente penalizzanti per gli studenti e le studentesse, che vanno a comprimere il tempo disponibile per le attività pomeridiane sportive, ricreative, sociali, culturali, e per lo studio individuale, con gravi ripercussioni sull’organizzazione familiare e su eventuali azioni di recupero scolastico. Se poi ci mettiamo, in diversi casi, l’assenza della mensa scolastica, ore “buche” e per quanto riguarda l’università, ragazzi e ragazze che in mancanza di borse di studio, biblioteche e testi gratuiti, mensa e abitazioni, devono cercarsi ore di lavoro per mantenersi agli studi, con impossibilità a partecipare ad eventuali lezioni in presenza, che potrebbero essere sì, in questo caso, sostituite da lezioni a distanza, registrate.
Capiamo che La situazione sia oggettivamente difficile e complessa ma ora occorre, prima di ogni drastica decisione, intervenire sui fattori che determinano maggiori criticità e che limitano i diritti degli studenti. L’impegno deve essere quello di tornare al più presto con la didattica in presenza al 100%, ovviamente senza precludere la possibilità per gli studenti lavoratori o che ne hanno necessità di poter comunque sentire le registrazioni delle lezioni e usando piattaforme online per continuare a disporre sempre del materiale didattico qualora si fosse costretti ad assentarsi o non poterle seguire. La statale di Milano, per esempio, già si è attivata (previo accordi stipulati grazie all aiuto di “Studenti per udu”) per riprendere con il sistema di apprendimento in presenza e anche a Brescia, l’università degli studi locale è intenzionata per il secondo quadrimestre a riprendere appena possibile (con un allentamento dei contagi e il passaggio dalla zona rossa a quella gialla o arancio) le lezioni con un approccio di didattica “mista”.
Questo permette di avere flussi di studenti più controllati e di numero ridotto sui mezzi pubblici e all’interno delle stesse istituzioni, in quanto coloro che non fossero d’accordo potrebbero comunque seguire da remoto.
Non si tratta quindi di lasciare le componenti scolastiche, docenti, genitori, alunni e alunne, ad organizzarsi come meglio credono e/o come possono e/o come riescono, affidando e quasi delegando, ingiustamente, l’organizzazione ai singoli Dirigenti Scolastici. Il problema è ben altro.
Naturalmente, riteniamo la richiesta di realizzazione di screening veloci e periodici per la popolazione scolastica, una corsia preferenziale per la gestione dei casi positivi nelle scuole; infatti, come successo fino ad ora, è stato dimostrato che i casi di contagio emersi siano nati fuori dagli ambienti scolastici.
La scuola è un luogo aperto e vitale dell’apprendimento, dell’acquisizione delle conoscenze, mescolanza di socialità e condivisione insostituibili da qualsivoglia sistema tecnologico o informatico. Noi possiamo solo auspicare che la didattica a distanza, che dovrà comunque mantenere caratteristiche di assoluta straordinarietà. I danni cognitivi, psico-fisici e socio-economici provocati dal protrarsi della didattica a distanza sono gravi e ormai rischiano di essere irreparabili.
Dopo questo periodo di emergenza nulla non dovrà essere come prima. Possiamo sperare che le difficoltà affrontate insieme facciano recuperare uno spirito di solidarietà, insegnino l’assunzione di responsabilità collettiva, possano rilanciare i valori di una convivenza civile e una rinata fiducia nel ruolo della scuola pubblica.
Cordialmente,
Selene Montin, di Rifondazione Comunista, Candidata alla rappresentanza in commissione paritetica presso il dipartimento di economia e Management dell’ università degli studi di Brescia e membro dell’ associazione “Studenti per udu Brescia”
e Giovanni Pagani, membro della segreteria provinciale di Rifondazione Comunista

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