“Voi fascisti porterete l’Italia alla rovina, spetterà a noi comunisti salvarla”, gridava Antonio Gramsci in faccia al giudice del tribunale speciale che lo avrebbe condannato a 20 anni e 4 mesi di carcere.
E così è stato: con la lotta clandestina contro il regime dittatoriale di Mussolini, con la Resistenza e con la guerra partigiana, con la cacciata della monarchia corrotta che aveva portato il fascismo al potere, con la costruzione della Repubblica, con il varo della Costituzione più bella del mondo. E poi, in era repubblicana, con la lotta per il riscatto sociale di milioni di lavoratori, con la difesa intransigente della democrazia dai tentativi di colpo di stato e dallo stragismo orditi con la complicità delle classi dominanti.
Questo sono stati i comunisti in Italia.
Oggi, gli epigoni di coloro che hanno portato l’Italia nel baratro, i neo-fascisti che praticano impunemente lo squadrismo, le forze politiche che hanno rinnegato i principi e i valori della Costituzione antifascista vorrebbero compiere l’atto definitivo: mettere al bando chi ha tratto il paese dall’abisso per legittimare politiche antisociali e reazionarie, colme di pulsioni autoritarie e repressive.
Si fanno forza, costoro, dell’ignobile risoluzione con la quale il parlamento europeo, con il consenso dei deputati del Partito democratico, ha voluto equiparare nazismo e comunismo, rovesciare la storia, attribuire senza vergogna all’Urss la responsabilità di avere scatenato la seconda guerra mondiale, i 20 milioni di morti pagati dall’Unione Sovietica per sconfiggere la “bestia immonda” cancellati con un tratto di spugna.
A Brescia, in queste ore, ad un passo dalla piazza insanguinata dalla bomba fascista, si sta tentando la stessa cosa attraverso un ordine del giorno presentato dalle destre su cui il consiglio comunale è chiamato ad esprimersi.
Ribellarsi a questo orrore è necessario, perché altrimenti tutto diverrà possibile.