“O Franza o Spagna, purché se magna”
Recuperando questa citazione rispondiamo alla proposta di “autopromozione” di Cooperative di Medici apparsa recentemente nelle lettera al Direttore.
Lo vogliamo fare come operatrici/ori sanitari (medici e non) che aderiscono a MEDICINA DEMOCRATICA di Brescia , che cercano ogni giorno di dare senso al proprio lavoro al servizio del Sistema Sanitario, sia pubblico che privato, proprio perché viviamo “da dentro” e da “specialiste/i” (alcune volte da utenti) un sistema sempre più alla deriva, per i tagli alle risorse e non agli sprechi.
Viviamo con gli utenti le contraddizioni e le carenze di un sistema che risponde sempre meno alle esigenze individuali e collettive che ci provengono dalla società.
Abbiamo studiato la “rivoluzione” del Sistema Sanitario Lombardo e cerchiamo di tradurla in un linguaggio comprensibile a tutti.
Il bilancio finanziario della Regione è per 80% dedicato alla Sanità.
I cronici sono quel 30 % della popolazione che assorbe circa l’80% delle risorse finanziarie del Sistema e cioè i 18 miliardi provenienti dalla fiscalità generale ( le ns. tasse) che lo Stato devolve alle Regione per organizzare un sistema sanitario adeguato alle esigenze dell’utente.
Parliamo di “cronici” e cioè di persone affette da malattie che durano a lungo e richiedono una assistenza assidua.
Se siete classificati come cronici riceverete a breve una lettera dalla Regione che vi comunicherà a quale categoria e livello di cronicità appartenete (livello 1,2 o 3: definiscono la gravità delle patologie croniche degli anziani, dei giovani con handicap, delle persone affette da tumore, dei diabetici, cardiopatici ecc.) e che vi chiederà di scegliere a quale tra i “Gestori” elencati affidare d’ora in avanti la vostra cura.
Se deciderete di affidarvi ad un Gestore, scomparirà il Medico di Base, come riferimento per la “patologia cronica prevalente” . Al massimo potrà dare un parere. Ci saranno appunto i “gestori” che dovranno essere: cooperative di medici, ospedali pubblici e privati, cooperative di farmacisti , che garantiranno un piano di cura individualizzato attraverso la definizione di un PAI, ossia un piano assistenziale che dovrà prevedere un percorso diagnostico ed assistenziale programmato e personalizzato (chiamandovi a casa per i vari appuntamenti), attuato presso le strutture individuate come “erogatori”.
Riprendendo la citazione iniziale: ” che ce ne frega di chi fornisce il servizio”? Basta che sia garantito! E poi basta interminabili telefonatei…tutto garantito! Bravi. Un sistema studiato bene per non perdere tempo ed energie e garantito dai “Centri Servizi”.
Ma se io (utente) sottoscrivo questo PAI e mi impegno con un Gestore, dove finisce la mia libertà di scelta (altro pilastro decantato dalla precedente riforma) riguardo a chi rivolgermi per gli esami?
In questa Riforma la prevenzione scompare sia come approccio che come finanziamento. Il concetto di Salute come bene primario collettivo ed individuale garantito dalla Costituzione viene completamente dimenticato.
Il soggetto “paziente” scompare e diventa “una patologia” a cui si garantisce il percorso diagnostico ( esami, prestazioni).
Rimane ancora nebuloso viceversa il percorso della “presa in carico”: ad esempio la garanzia di poter agevolmente accedere a strutture intermedie per il ricovero anche temporaneo, visto che gli ospedali dimettono il più velocemente possibile, orientati ormai al massimo risparmio.
Cosa accade quando l’anziano/a si rompe il fatidico femore? Al momento nessun problema ( analisi, intervento garantito, magari con solerzia del sistema) ma poi?
Altro esempio relativo alle problematiche degli anziani: la nonnina si disorienta, ha come malattia prevalente una cardiopatia, ha una temporanea caduta d’autonomia e dunque che fare? Rientra nel suo PAI, o viene affidata ad un altro gestore?
Si ricomincia da capo, altro PAI, altra categoria, altra cooperativa, etc?
Questa Riforma inoltre decanta l’integrazione fra il Sanitario e il Sociale, un buco enorme provocato dal governatore Formigoni e affini con operazioni che hanno smontato i servizi territoriali in favore degli ospedali e dirottando molti soldi al privato che ha conquistato terreno, quasi il 50% nella nostra Regione.
L’integrazione fra Sanitario e Sociale è ancora da definire.. visto che il sociale ha preso una via diversa, delegato ai Comuni, non coinvolti nelle scelte strategiche, con taglio delle risorse fino al 80%.
Quello che osserviamo ora è l’eccessiva burocratizzazione, un percorso rigido (tot esami, tot servizi e ti mando a chi dico io) perché il pacchetto sarà un kit predefinito che i “Gestori” dovranno garantire attraverso la filiera degli erogatori a contratto.
Ora, leggere nelle lettere al Direttore di chi si propone come “Gestore” come fossimo in un mercato a cui presentare il miglior prodotto, non richiama immediatamente l’immagine che noi tutti diventiamo solamente dei “consumatori”?
Chi davvero ci guadagna?
Il gestore, la filiera, un sistema parcellizzato e senza una programmazione, la logica della concorrenza del mercato che avanza e il privato che opera per il maggior profitto.
Dietro l’angolo, anzi in avamposto, le Assicurazioni che si pongono “a fianco” del sistema, come “garanzia”. Di fronte al rischio che questo sistema vada al ribasso, l’assicurazione, se me la posso permettere, mi copre delle spese a mio carico. Una Sanità “diversa” secondo le nostre tasche!
Magari potessimo ritornare ad un SISTEMA GRATUITO E GARANTITO PER TUTTE e TUTTI come definito dalla riforma del ‘78 che ha istituito il Sistema sanitario nazionale superando parzialità, sprechi e storture precedenti e garantendo un sistema UNIVERSALE.
Sarebbe più semplice e soprattutto più economico ed efficiente, senza il timore di speculazione sulla malattia (ne abbiamo già viste delle belle).
Vi terremo aggiornati.
Gabriella Liberini