Mi permetto di commentare il contributo alla discussione sull’autostrada della ValTrompia offerto il 10/06/2017 sul Giornale di Brescia dai Giovani Democratici della ValTrompia. Va premesso che, chi scrive, è favorevole alla realizzazione di opere pubbliche e, in generale, alla spesa per investimenti. Tanto meglio se le opere sono utili. Quando il problema di un paese è l’insufficienza della domanda per i beni e i servizi disponibili (il che è piuttosto frequente) è opportuno che il settore pubblico inietti spesa nel sistema economico. L’effetto dell’allestimento di un cantiere, comportando l’acquisto di materiali, servizi e lavoro è, almeno nel breve periodo, positivo. Tralasciando, in questa sede, la natura delle risorse impiegate – pubbliche, come ad esempio la tassazione, il prestito chiesto al mercato, il finanziamento della banca centrale (oggi precluso) oppure private, ancora il prestito chiesto al mercato, la finanza di progetto o altro – nel caso in oggetto le risorse vengono da un concessionario autostradale privato che le rende disponibili in cambio del rinnovo di un’importante e lucrosa concessione decennale. Ciò detto, a parte l’effetto di breve periodo, le infrastrutture – viarie, in questo caso – non costituiscono di per sè un fattore di sviluppo per un territorio. La grande ferrovia costruita negli Stati Uniti durante la seconda metà dell’ottocento non sarebbe servita se non fosse stata ‘accompagnata’ dalla colonizzazione degli sterminati territori dell’ovest posti a coltura e a pascolo. Non fu la ferrovia a indurre i nuovi insediamenti, ma lo sviluppo di questi ultimi a ‘richiedere’ un’infrastruttura che coprisse grandi distanze. Così oggi, la costruzione di una nuova strada – in un luogo dove già ne insiste una – non implica necessariamente che nuovi opifici industriali o nuove attività si insedieranno in ValTrompia. Questo fenomeno avverrebbe piuttosto se determinate ‘prospettive di crescita’, legate alla vendita di beni e servizi, fossero adeguatamente soddisfatte dalle condizioni di reddito e benessere della popolazione del luogo. Ma oggi si assiste al fenomeno contrario. E’ un controsenso, come avviene nel PD, essere favorevoli a ‘riforme’ del lavoro che indeboliscono salari e stipendi e poi attendersi un accrescimento delle imprese per il solo fatto di mettere a disposizione una strada. Le industrie di Lumezzane, per esempio, prosperavano durante il loro periodo favorevole a dispetto della viabilità, non grazie alla viabilità – che non era certo più ‘invitante’ di quella odierna. Ma ciò avveniva perchè la gente, in genere, stava meglio e le disuguaglianze erano mero marcate. Ha poco senso cercare di spargere ottimismo sull’implicito presupposto che tutto andrà a posto una volta ‘migliorata’ la possibilità di movimento delle persone e delle cose. Un incentivo ‘all’offerta’ senza un’adeguata corrispondente ‘domanda’ è come condurre un cavallo non assetato all’abbeveratoio e poi sorprendersi del fatto che il cavallo non beve. Nè può valere l’argomento che le imprese valtriumpline accederanno meglio all’autostrada A4, perchè l’autostrada della ValTrompia si ferma molto prima. Non arriva nemmeno a Brescia. Nè, lungo la direzione opposta, arriva a Lumezzane. Si limita a ‘duplicare’ un percorso di 5 Km che va da Concesio al crocevia di Sarezzo. Gli stessi Consigli comunali di Sarezzo, Gardone VT e Lumezzane lo ammettono in recentissime delibere con le quali chiedono alla Provincia e all’ANAS non trascurabili modifiche al progetto esecutivo – quale, ad esempio, la percorribilità della galleria di aerazione al servizio del tunnel autostradale posto a sud del crocevia di Sarezzo, prolungando così l’opera viaria fino a Lumezzane Termine. Lumezzane è, allo stato attuale, ‘tagliata fuori’. In effetti, si legge nelle suddette delibere che è improbabile si verifichi l’eventualità che, per andare ad esempio a Concesio da Villa Carcina, si imbocchi l’autostrada: “il traffico pesante continuerà ad attraversare l’abitato di Sarezzo e, molto probabilmente anche gli abitati di Villa Carcina e Concesio, in quanto per un tratto così breve (ovvero, dal confine tra Sarezzo e Villa Carcina a Concesio) risulterà non sufficientemente vantaggioso imboccare il raccordo all’altezza dell’innesto”. Altro che opera fondamentale per la sopravvivenza e per la crescita del nostro comparto industriale ed artigianale!

Nella loro lettera al GdB, i giovani del PD danno evidentemente per acquisite la variante proposta dai tre comuni con i relativi stralci e le relative integrazioni all’opera. Chissà, forse gli enti summenzionati hanno già prestato il loro assenso. Sarebbe interesse generale che ciò venisse reso noto. Altrimenti ci troviamo davanti alla solita e superficiale politica spettacolo. Con quali risorse finanziarie si dovrebbe procedere agli ulteriori lavori non è, poi, dato sapere. Magari sottraendole ad altre opere già contemplate nell’attuale progetto. Fatto sta che è bene distinguere fra un ottimismo della giovinezza e un pessimismo della ragione. Sono ben altri gli interessi che questa ‘mezza opera’ è diretta a soddisfare.

 

Sergio Farris